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I Due Primati di Nancy Pelosi

by Mara Palermo

Bronx Journal Staff Writer

Originally published December 2006

La vittoria dei democratici nelle elezioni del sette novembre è il trionfo di Nancy Pelosi, la deputata italo-americana che diventa la prima donna Speaker della House of Representatives. Per la donna e per la rappresentante politica, i circa di 26 milioni di italo-americani applaudono la storica ascesa di Nancy Pelosi quale Speaker della Camera.  È  sicuramente un giorno storico per la comunità italo-americana poiché mai prima d’ora un discendente di emigrati dalla nostra penisola era arrivato così vicino alla presidenza. Con la sua elezione, la Pelosi si è inserita nel gruppo di quelle donne di origine italiana che hanno compiuto un’impresa: come Ella Grasso, prima donna e italo-americana ad essere eletta governatore di uno Stato; come Mary Landrieu, prima donna di origine italiana ad essere eletta in Senato; come Geraldine Ferraro , prima donna e italo-americana a correre per la vicepresidenza degli Stati Uniti d’America. Il suo mandato a Washington segna comunque un successo per le donne in generale, salite di un gradino verso la stanza dei bottoni.

Nancy Pelosi proviene da una famiglia di forti tradizioni nel servizio pubblico. Il padre, Thomas D’Alessandro Jr., è stato Sindaco di Baltimora per 12 anni dopo aver rappresentato la città al Congresso per cinque legislature dove ha fatto parte di Comitati per l’Appropriazione. Il fratello, Thomas D’Alessandro III, è stato pure Sindaco di Baltimora. Nancy Pelosi e il marito, Paul Pelosi, nativo di San Francisco, hanno cinque figli: Nancy Corinne, Christine, Jaqueline, Paul ed Alexandra. Madre di cinque figli e  nonna di sei nipoti, Nancy D’Alessandro Pelosi era destinata alla politica.

Entra in politica 19 anni fa a 49 anni. Viene eletta nel 1987 quale Rappresentante al Congresso nella roccaforte democratica della città di San Francisco (8º Distretto Congressuale della California). Il padre Tommy D’Alesandro muore l’anno dopo ma è proprio lui a lasciare alla figlia l’eredità del suo metodo di lavoro: “Chiunque possiede il territorio vince”. Una lezione che si è rivelata di fondamentale importanza nella vittoria democratica del 7 novembre.

E’ cattolica, ha difeso le nozze gay e si è battuta contro le lobby di Washington, la guerra in Iraq, gli abusi commessi nella guerra al terrorismo e la mancata ratifica del protocollo di Kyoto.  La politica di Nancy Pelosi è focalizzata su posti di lavoro, salute, istruzione, sicurezza pensionistica per i lavoratori, prevenzione dell’AIDS e protezione dell’ambiente. Nancy Pelosi ha fatto parte della Task Force bi-partitica sull’etica, un gruppo speciale formato nel 1997 per studiare e formulare raccomandazioni sui procedimenti adottati dal Congresso per disciplinare i propri membri.

Erano 12 anni che i repubblicani controllavano la Camera e Nancy, che per quasi vent’anni ha rappresentato da deputata la liberal San Francisco, era chiaramente un grossa minaccia per il partito del repubblicano. I Repubblicani avevano condotto una campagna elettorale durissima e costosa proprio contro la Pelosi, descritta come ultra liberal. Strategia del tutto fallita che ha portato invece la Pelosi ad essere rieletta con un vero e proprio plebiscito, l’80 per cento dei voti. Per spaventare gli elettori più incerti sono apparsi anche degli spot che la raffigurano in pantaloni di pelle nera e frustino. In realtà la nuova Speaker ama i tailleur di Armani e le borse di Hermes. E se ideologicamente è una progressista intransigente, Nancy Pelosi é anche una maestra della mediazione. Come Speaker della Camera la principale sfida della Pelosi sarà infatti quella di mantenere unito il partito democratico con le sue tante facce. Progressista convinta dovrà necessariamente dialogare con l’ala più conservatrice del partito democratico. La recente vittoria del sette novembre non sarebbe stata possibile senza l’apporto di questi democratici di destra che in molti distretti hanno sconfitto i repubblicani sul loro stesso terreno, valori della famiglia, politica anti-tasse, patriottismo.

Da buon mediatrice  la Pelosi ha teso anche la mano al Presidente George W. Bush a nome dei democratici. Ed è cominciato con un pranzo alla Casa Bianca la nuova era della presidenza Bush. Per il Presidente George W. Bush è l’inizio di una nuova fase di potere limitato e di necessità di compromessi con l’opposizione dopo il risultato disastroso delle ultime elezioni. Dando il benvenuto alla Casa Bianca alla rappresentante politica che, durante la campagna elettorale, aveva avuto espressioni non molto diplomatiche nei suoi confronti, il Presidente in ottimo stile Americano ha sepolto l’ascia di guerra: “Le elezioni sono alle spalle – ha detto Bush alla sua ospite – i democratici hanno vinto, ma le sfide restano. E dobbiamo lavorare insieme per affrontare queste sfide in modo costruttivo”.

L’impressione lasciata da Bush è che sia disposto ad essere più flessibile, con i democratici, sui numerosi problemi di politica interna. Rimane quindi l’incognita Iraq. Per disegnare la nuova strategia sul conflitto iracheno, la Casa Bianca e il Congresso attendono entrambi le opinioni degli esperti dell’Iraq Study Group, il nome ufficiale della commissione di Baker e del democratico Lee Hamilton – che dovrebbero presentare il loro rapporto entro la fine dell’anno. Lo stesso Bush ha affidato a un membro della commissione, l’ex direttore della Cia Robert Gates, il posto di capo del Pentagono. Gates è noto per posizioni aperte al dialogo, anche con nemici come Iran e Siria.

A dimostrazione che gli Stati Uniti non sono certamente uguali all’Italia anche Nancy Pelosi,  ha ribadito che “è nell’interesse del popolo americano che i due partiti lavorino insieme anche se le differenze sono inevitabili”. La leader democratica ha infine confermato il suo orgoglio nel diventare la prima donna eletta speaker della Camera nella storia politica americana. Dalle sue origini italiane ha detto di aver imparato soprattutto “i valori della famiglia e l’importanza di prendersi cura di chi ha più bisogno”.

“Gli italo-americani hanno dato un contributo fondamentale alla vita sociale e culturale degli Stati Uniti – ha spiegato – questo obiettivo è stato raggiunto senza mai perdere di vista la ricchezza unica della cultura italiana e l’importanza di preservare sempre l’amore per questa ricchezza nelle future generazioni”.

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